Privacy e smart recruiting: come vengono gestiti i dati del candidato nelle piattaforme digitali

Privacy e recruitment digitale- InPlace Blog

Nell’era del 2.0 l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro avviene sempre di più tramite tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale. I vantaggi dello smart recruiting sembrano dunque inesauribili: maggiore velocità, efficienza e risparmio di tempo, maggiore trasparenza. Tuttavia, l’aumento della digitalizzazione porta con sé nuove sfide, in particolare per quanto riguarda la privacy e la gestione dei dati sensibili dei candidati.

La gestione dei dati personali nel recruiting digitale

Nel contesto dello smart recruiting, le piattaforme digitali raccolgono, elaborano e archiviano una vasta quantità di dati personali dei candidati. Queste informazioni includono: nome, contatti, esperienze lavorative, competenze, certificazioni, e spesso anche dati sensibili. Considerata la natura di ciò che viene raccolto, è fondamentale trattare i dati nel pieno rispetto delle normative sulla privacy e, in particolare, del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) in Europa. Il GDPR stabilisce che i dati personali si devono raccogliere e trattare in modo trasparente e per scopi legittimi, garantendo sempre che i candidati siano informati su come le aziende utilizzeranno e proteggeranno i loro dati.

Le piattaforme di smart recruiting hanno quindi il compito di:

  1. Garantire la trasparenza: informare i candidati, in maniera chiara e comprensibile, su quali dati vengono raccolti, come saranno utilizzati, per quanto tempo verranno conservati e chi avrà accesso a essi.
  2. Richiedere il consenso: prima di raccogliere qualsiasi dato, il candidato deve fornire il proprio consenso esplicito alla piattaforma. Questo passaggio è essenziale per rispettare le normative sulla protezione dei dati.
  3. Proteggere i dati sensibili: le piattaforme devono archiviare le informazioni raccolte in modo sicuro, utilizzando misure di protezione avanzate come la crittografia e l’accesso limitato. Su InPLace, per esempio, al momento dell’invio dei CV, anonimizziamo i dati sensibili dei candidati, garantendo così la protezione della loro privacy e assicurando il rispettino delle linee guida e dei termini di legge.

Il ruolo delle piattaforme digitali come garanti della privacy

Le piattaforme digitali di recruiting svolgono un ruolo essenziale come “garanti” del processo di gestione dei dati, assicurandosi che tutte le parti coinvolte – candidati e aziende – rispettino le regole stabilite dalla legge. Questo ruolo va oltre la semplice raccolta dei dati; riguarda anche la protezione delle informazioni durante l’intero ciclo di vita del processo di selezione.

Per proteggere i dati dei candidati in ogni fase, le piattaforme implementano politiche di sicurezza rigorose che comprendono:

  • Accesso controllato: solo le aziende autorizzate possono accedere alle informazioni dei candidati.
  • Cancellazione dei dati: le piattaforme devono consentire ai candidati di richiedere la cancellazione dei propri dati una volta concluso il processo di selezione.
  • Audit e monitoraggio: alcune piattaforme offrono strumenti di monitoraggio che consentono di verificare chi ha avuto accesso ai dati e quando. Questo garantisce che ogni accesso ai dati sia tracciato e registrato.

Questi sistemi aiutano a mantenere la fiducia dei candidati e a garantire che le aziende rispettino i loro obblighi in materia di privacy.

L’intelligenza artificiale come garanzia durante i video-colloqui

L’utilizzo dell’intelligenza artificiale non si limita solo a migliorare l’efficienza e la precisione del matching tra candidato e azienda, ma offre anche importanti garanzie durante i video-colloqui. In particolare, l’AI può essere anche strumento di controllo per garantire il rispetto delle regole da parte di entrambe le parti coinvolte: candidati e aziende.

Nello specifico, è possibile utilizzare una funzione di trascrizione dei video colloqui per garantire che, durante la fase di selezione, non si pongano domande inadeguate o vietate per legge. Un esempio? Quelle riguardanti aspetti privati dei candidati, quali figli, maternità, opinioni politiche, religione, disabilità, o orientamento sessuale. Questo strumento rappresenta una tutela sia per i lavoratori, che possono così affrontare un processo di selezione più equo, sia per le aziende, che vengono guidate in un percorso rispettoso della trasparenza e della conformità normativa.

Grazie alle funzionalità descritte, piattaforme come InPlace, non solo creano un processo di selezione più trasparente, ma permettono anche che le assunzioni siano fatte in base a criteri oggettivi e meritocratici.